Mirabilia

Prezioni intrecci di Ordito e Trama

Testo: Manuela Crepaz | Foto: Pierluigi Orler

I tessuti damascati di Lucia nascono nel suo laboratorio di tessitura a Mezzano: celano un segreto artigianale trasmessole da mamma Lina che a sua volta lo aveva appreso da papà Giorgio.
Oggi, la tradizione famigliare continua assieme a Zita e Carmen.

Mezzano, tra i Borghi più belli d’Italia, nasconde, nel proprio centro storico, un piccolo laboratorio artigianale di tessitura. Non è facile trovarlo tra le tante canisèle in salita, tutte un po’ simili a chi ci passa svelto. Chi invece non ha fretta e si guarda attorno, noterà prima le cataste artistiche create con la legna, poi gli orticelli che danno un tocco di colore con la loro verdura e i fiori come bordura, e, alzando di un po’ lo sguardo, la caratteristica architettura rurale degli edifici, che sommano abitazioni, stalle e fienili, tutti costruiti con i ciottoli del vicino torrente Cismon e tanto, tanto legno. Di certo, farà fatica a scorgere insegne che indichino la via alla mèta. Ma basta chiedere a qualcuno del posto, che sicuramente saprà indicare dove si trova Artelèr in via Semedèla, dove una panchina rossa, proprio sull’uscio, invita alla sosta.

Entrati, ci si trova in un piccolo disbrigo: ogni porta che si vorrà aprire, darà la sensazione di tornare ad un’epoca lontana. Ma, neanche il tempo di bussare, si verrà subito accolti da Lucia Trotter. È lei la tessitrice che porta con sé un segreto famigliare, che rende uniche e peculiari le stoffe che tesse assieme a Teresita Zeni, la cognata, che tutti chiamano Zita. I filati di mille colori prendono poi forma in tappeti, tendaggi, asciugamani, tovaglie e copritavoli per arredare la casa; preziose ed avvolgenti sono le stole di seta, curiose le testate da letto. Da un po’, anche Carmen Bonat, la figlia di Lucia, collabora: è sarta stilista e crea con i tessuti di Lucia e Zita superbi abiti e giacche. Suoi sono i vestiti creati apposta per l’Orchestra Popolare delle Dolomiti.

È stata la mamma di Lucia, la signora Lina Zanon, che ha insegnato l’arte della tessitura alla figlia. Lina è cresciuta sotto il telaio di papà Giorgio, che l’ha iniziata a quest’arte, e a nove anni già tesse, in piedi, perché è ancora troppo piccola. Diventerà tessitrice di professione, e come era per Giorgio, la sua specialità sarà il copriletto, el soralet, richiestissimo dalle ragazze da marito. A differenza del padre, innoverà usando i fili tinti, non più solo bianco e nero, ma bianco con rosso, verde, azzurro, giallo, marrone, bordeaux… ogni copriletto è diverso dall’altro, fatto a mano con una qualità perfetta. Negli anni ’60 smette di tessere, mettendo fine alla tradizione famigliare portata a Primiero dall’avo Primiazzo Zanon, che a metà ‘700 emigra dalla Val di Fiemme in cerca di fortuna al di qua del Passo Rolle. Nessuno infatti dei suoi quattro figli pare desideroso di portare avanti l’attività.

Ma ecco che, negli anni ’80, Lucia e Angelo, o meglio, Jimi, sono curiosi di quel telaio che hanno sempre visto in casa e Lina non si sottrae al suo dovere principale: tramandare la tradizione, insegnando ai figli le tecniche e i segreti di un’arte manuale secolare che oggi è portata avanti da Lucia e Zita, la moglie di Jimi.

Lucia fa parte del Consorzio dell’Artigianato Artistico e di Qualità Trentino e nel 2012 vince il premio Trentino Donna per “essersi distinta per capacità imprenditoriale, creatività, coraggio, e capacità di fare rete con la realizzazione di progetti nati in seno al network”.

Ma qual è il suo segreto, il suo segno distintivo, il valore che si porta nel dna? La tessitura damascata, appresa da nonno Giorgio durante il suo apprendistato giovanile a Fiera, su disegni boemi originali che lui utilizzava per i copriletti, tanto da essere identificato come el Giorgio dei soraleti. È stato l’unico allievo ad imparare questa novità assoluta in Primiero al tempo, ed è una rarità ancor oggi. E ora, è Lucia la tenutaria di quel particolarissimo tipo di tessitura che non ha rovescio: si producono infatti damaschi a due diritti, negativo e positivo, e si lavorano con venti pedali e due navette, una per la base di tela e l’altra per il disegno damascato che può essere colorato o tinta su tinta. E qui, la bravura di Lucia e Zita è tutto, perché non ci si può permettere di sbagliare neppure una trama, ma il risultato è d’eccellenza: non ne esistono due uguali.

Lucia e Zita sono sempre felici di accogliere i visitatori. In alcuni periodi, nel calendario di Mezzano Romantica, sono inserite pure delle visite guidate.

Aquile Magazine