Testo: Nome Cognome | Foto: Nomone Cognomone
I tessuti damascati di Lucia nascono nel suo laboratorio di tessitura a Mezzano: celano un segreto artigianale trasmessole da mamma Lina che a sua volta lo aveva appreso da papà Giorgio.
Oggi, la tradizione famigliare continua assieme a Zita e Carmen
L’amico Bepi Toca, all’anagrafe Giuseppe Maierild, un giorno mi chiede quasi a freddo se mi avesse fatto piacere unirmi, a lui, con le Guide, per salire sulla Pala il giorno dell’inaugurazione del Bivacco Guide Alpine.
Forse sorpreso ma, sicuramente subito entusiasta, accolsi al volo l’invito. Dovevamo portare una radio mobile dei Vigili del Fuoco in cima alla Pala di San Martino per garantire il collegamento con la Cima Rosetta e con il comandante Celestino Cemin a Fiera di Primiero. Io avrei dovuto portare anche la mia macchina fotografica per fare un minimo di servizio fotografico della cerimonia.
Il sabato salimmo al Rifugio Rosetta, eravamo ospiti non paganti, meraviglia delle meraviglie.
Il pomeriggio fu dedicato all’allestimento e messa in sicurezza (l’allora Parroco di San Martino non aveva molta dimestichezza con le crode) dell’altare in cima alla Rosetta. Il
giorno successivo lì sarebbe stata celebrata la Santa Messa e dalla Pala, via radio, Don Martino avrebbe trasmesso la Benedizione del Bivacco. L’operazione Altare, comportò la salita Rifugio Cima Rosetta: per due o tre volte, sembrava che il parroco avesse molta paura del vuoto e così bisognava organizzare una bella ragnatela di corde.
La sera, il Micel era solo preoccupato che stessimo bene, che non ci mancasse nulla, ci aveva persino ri- servato letti con le lenzuola (un lusso mai provato).
Un gruppetto di todeschi un po’ turbolenti ruppe un vetro e all’invito del Micel di tranquillizzarsi per tutta risposta lo insultarono, la cosa fu prontamente risolta dall’intervento di Camillo, Edo, Saverio e gli altri.
Dopo cena ebbi anche la fortuna di assistere alla descrizione di una via con tanto di traccia disegnata su di un tovagliolo, fatta dal grandissimo Micel ad una cordata di clienti per la salita del giorno successivo.
La mattina partenza prestissimo, il Bepi ed io dovevamo essere in cima coi primi per controllare il funzionamento della radio.
Arrivati in cima, installata la radio sono cominciati i collegamenti con la “pantera” del Celestino.
Un gruppetto di todeschi un po’ turbolenti ruppe un vetro e all’invito del Micel di tranquillizzarsi per tutta risposta lo insultarono, la cosa fu prontamente risolta dall’intervento di Camillo, Edo, Saverio e gli altri.
Dopo cena ebbi anche la fortuna di assistere alla descrizione di una via con tanto di traccia disegnata su di un tovagliolo, fatta dal grandissimo Micel ad una cordata di clienti per la salita del giorno successivo.
La mattina partenza prestissimo, il Bepi ed io dovevamo essere in cima coi primi per controllare il funzionamento della radio.
Arrivati in cima, installata la radio sono cominciati i collegamenti con la “pantera” del Celestino.
“Qui mobile Pala a pantera Fiera” fu il primo collegamento e subito sentimmo: “Qui pantera Fiera a mobile Pala”, funzionava tutto, adesso bisognava solo rispettare i tempi.
Dopo un po’ giunse in cima anche il Meto con un cliente oltre ad una guida altoatesina.
In Rosetta erano pronti, Don Martino pure, le Guide si guardarono negli occhi ed indicarono decisamente il Meto come responsabile del taglio del nastro tricolore. Fatta la Benedizione e tagliato il nastro c’era anche una bottiglia per il varo ma, saggiamente, fu pensato che era peccato sprecare del vino buono e così brindammo.
Il ritorno fu veloce seguendo il Meto che deteneva qualche segreto sulla giusta via da seguire.
Arrivati in Rosetta, festa per tutti, mi fu chiesto se acconsentivo a consegnare il rullino delle foto al fotografo del giornale “L’Adige”, con un po’ di ritrosia (avevo paura che i negativi andassero persi) e grazie alle assicurazioni dell’Edo, acconsentii.
Poi giù all’ Hotel Centrale per i festeggiamenti ufficiali e ciliegina sulla torta, l’incontro e l’abbraccio tra Gunther Langes ed il Meto. Come sono tornato a Fiera non ricordo, forse qualcuno mi ha accompagnato fino a casa.
Certo ricordi così non possono essere persi.