La montagna Rock

Bruno Compagnet

Intervista : Carla Scalet | Foto : Lucaloro/myskisnapshots

“Francese-Sammartinotto di cuore da 10 anni, sciatore”. Questa la sua presentazione. Aggiungiamo noi qualche dato allora: professionista dello sci, ha iniziato la sua carriera di sciatore vent’anni fa in Francia. Primo Europeo ad essere stato invitato in Alaska per i campionati mondiali di freeride, ha poi viaggiato in tutto il mondo, laddove si può sciare: dal Messico al Perù, dalla Norvegia all’Himalaya. Negli anni tra il 1997 ed il 2000, importanti sponsor come Rossignol, Salomon ed Oakley gli hanno permesso di dedicarsi completamente e da professionista allo sci libero come lui lo definisce.
Successivamente, con l’amico Camille Jaccoux a Chamonix fonda la marca di sci Black Crows che tuttora dirige. Compagno di Elena di Siror e papà della piccola e splendida Minna, vive tra la Francia e San Martino di Castrozza. Giornata nevosa quella dell’incontro con questo fantastico personaggio, e lui, di ritorno dalla Val Cigolera e stupito di non aver visto quasi nessuno sciare con questa fantastica neve, si racconta con quello splendido accento francese.

D: Chi è un freerider Bruno?

R: Il freeride non è una disciplina, il freeride è tutto ciò che fai con gli sci su una montagna, è lo sci originale e naturale, senza regole, senza performance o dettami di moda, è solo libertà.

D: Ma perché in Italia non è uno sport così popolare?

R: Mi dispiace dirlo, ma in Italia manca una cultura della montagna invernale, troppe regole, troppi divieti ti fanno desistere da questo modo di vivere la neve. In Francia, in una giornata nevosa come questa, troveresti le montagne piene di gente mentre da voi le condizioni climatiche influenzano troppo la gente.

C’è poi una grande disinformazione da parte dei media sullo sci fuori pista, descritto troppe volte come sport assassino, io credo che siano più pericolosi i sabati alcoolici dei ragazzi di oggi che una bella sciata su neve fresca. Pensa che in Francia i bambini iniziano a sciare fuori pista sin da piccolini e anche le vacanze scolastiche invernali sono programmate per far conoscere a tutti la montagna d’inverno.

D: Perché San Martino Bruno?

R: Ho conosciuto San Martino di Castrozza grazie ad Elena dodici anni fa e devo dire che è stata una scoperta fantastica di spazi vergini ed inesplorati. Il terreno di gioco qui è fantastico e voi prima di tutto dovete riscoprirlo. Questi ultimi anni ho conosciuto qualche giovane del posto che “gioca” sulla neve ma sono ancora molto pochi e questo mi stupisce sempre. Io qui nella vostra valle ho ancora tanto da scoprire e questo mi riempie di gioia.

D: Forse ci vuole anche una preparazione tecnica eccezionale per fare quello che fai tu…

R: No, questo succedeva vent’anni fa, oggi con i nuovi materiali non è più così difficile, l’importante, come in tutte le cose, è avere la passione, sapersi organizzare la vita lavorativa ed affettiva per poter avere gli spazi di libertà che servono in questo tipo di attività. Come da voi un alpinista cerca di tenersi liberi i mesi estivi per esercitare la propria passione, così deve fare un freerider per i mesi invernali.

D: Ma tu scii anche d’estate?

R: No, ti confesso che io amo tantissimo il mare, il surf è una mia grande passione, e d’estate inseguo le onde quando posso; faccio anche del canyoning ed in generale tutti gli sport dove posso scivolare, l’aria deve essere sempre con me!

Grazie Bruno per avermi fatto respirare un po’ della tua libertà, ti si legge negli occhi e nel tuo modo delicato e gentile di raccontarti. Che l’aria sia sempre con te.

Aquile Magazine