Cover Stories, Le Guide Alpine Oggi

La verticalità? Un’opinione

Testo: Luca Boninsegna - Guida Alpina | Foto: Alessandro Beber

Giovane leva, futuro delle “Aquile”, alpinisticamente è cresciuto all’ombra del rifugio Pradidali, sotto l’occhio vigile di papà Duilio. Il racconto di un’avventura con il “maestro” Riccardo Scarian, Sky per gli amici: assieme hanno “scritto” la via SkyLuke for Alex

La cima Canali è sempre stata la mia cima preferita. Fin da piccolino, ero affascinato da questa parete così maestosa, con i suoi pilastri imponenti, verticali, esposti… È diventata così il mio terreno di gioco preferito, quasi come fosse casa mia, passando la stagione estiva al rifugio ormai da quattordici anni.
Guardando la cima Canali, prende subito l’occhio la Torre Gialla. Questo pilastro che si erge verticale, solitario, staccato rispetto agli altri pilastri che compongono la cima Canali. La (sua) parete sud-ovest, ovvero quella che si ammira dal Rifugio Pradidali, è stata salita da alpinisti noti come Gino Soldà ed Aldo Leviti, che hanno aperto due bellissimi itinerari sul lato sinistro della parete, nonché Franzina che ne salì il lato destro.
Ma la parete gialla al centro del pilastro era rimasta vergine. Da anni la ammiravo e notavo sempre quella linea verticale che portava su, dritto dritto fino alla punta del missile. Finalmente quest’estate arriva Sky in rifugio e gli mostro quella linea ancora vergine. Entusiasta anche lui della linea e della parete mi dice: “Dai che la apriamo!” 

Approfittando del bel tempo, a metà agosto ci mettiamo all’opera. Il primo giorno facciamo la prima parte grigia più facile, superando anche il primo filtro, portandoci così alla base della parte gialla più delicata. Sky inizia a salire il primo tiro sui gialli, che si rivelerà poi uno dei più impegnativi a livello psicologico, finché un potente tuono ci indica che forse è meglio batter ritirata per quel giorno e così, un po’ dispiaciuti, scendiamo. 

Eravamo comunque felici, perché le danze erano iniziate e la meta era per quanto poco più vicina. Passa una settimana e torniamo all’attacco pieni di energie. Tuttavia, salendo poi la parete, qualcosa ci dice che è meglio andare cauti, così riusciamo a portare a termine il primo tiro sui gialli e portarci con un lieve traverso, non proprio banale, alla base di placche più compatte.

Il terzo giorno partiamo ben decisi per portarci al termine delle placche difficili. Parte Sky e riesce a concludere il tiro successivo che avevamo già studiato la volta precedente, lo salgo da secondo e risulta bello impegnativo. Parto poi io alla volta delle placche leggermente strapiombanti che si trovavano sopra di noi. Avevamo già visto dove procedere, così parto convinto, salendo quasi l’intero tiro senza problemi, finché arrivo sotto il tratto chiave. Pianto uno spit per proteggermi e riparto speranzoso di trovare più in alto un buchetto dove poter posizionare il mio cliff!

Supero il tratto chiave, ma purtroppo il buchetto non si fa notare, così mi giro verso Sky e gli dico: “Sky, arrivo!” E giù il primo volo. Per fortuna è tutto a posto, ma l’adrenalina è salita alle stelle, poi riparto e nello stesso punto individuo il buchetto per il cliff: è fatta, ma la giacca si incastra e mi rispedisce giù un’altra volta nel vuoto. Il terzo tentativo è quello buono e riesco a posizionare quel sudato cliff. Pianto lo spit e riparto fino a raggiungere la sosta successiva

Sky mi raggiunge in sosta e riparte subito per affrontare l’ultimo tratto impegnativo della salita. Sopra di noi, un bel strapiombetto di roccia apparentemente sana. Arrivati sotto lo strapiombo, ci accorgiamo che il tempo è volato anche questa volta e, non appena sistemato il materiale, buttiamo giù le doppie, assaporando già il gusto di una buona e meritata birra in rifugio.

Il giorno successivo, ci alziamo già stanchi della giornata precedente, ma ci facciamo forza perché ormai è quasi terminata! Risaliamo velocemente tutti i tiri in libera fino a raggiungere il tiro chiave, Sky raggiunge l’ultima protezione infissa il giorno prima e prosegue. Il tetto è assai manigliato ma, ahimè, bello atletico. Superato il tetto si attrezza la sosta, ormai è fatta! Percorriamo velocemente i due tiri successivi attrezzando le soste ed arriviamo in cima. La soddisfazione è alle stelle… finalmente sono riuscito, grazie all’amico Sky, a lasciare il segno sulla mia amata cima! 

È stata una bellissima esperienza: salire una nuova linea su una parete che ammiravo tutti i giorni dal rifugio, un altro piccolo sogno nel cassetto è stato realizzato!

Aquile Magazine