Viaggi nella Storia

Lunga vita all’imperatore

Testo & Foto : Giuliano Zugliani - Guida Alpina

Storia di una lapide dedicata all’Imperatore Francesco Giuseppe per il suo 86° compleanno e poi dimenticata tra le trincee della prima linea nelle Buse dell’Oro sul Lagorai orientale.

Correva l’anno 1916…

L’alpinista o l’escursionista che percorre ancor oggi i campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale lungo il vasto fronte delle Dolomiti e del Lagorai, può imbattersi in numerose testimonianze che rievocano la sanguinosa lotta per la difesa del Tirolo da parte dell’aggressore italiano. Ecco una breve premessa storica necessaria ad inquadrare le vicende legate agli eventi riguardanti una di queste, la lapide dell’imperatore Francesco Giuseppe sita nelle Buse dell’Oro.

Il 28 luglio l’Imperiale monarchia Austro-Ungarica, in risposta all’assassinio dell’erede al trono l’Arciduca Francesco Ferdinando, dichiarò guerra alla Serbia. A conseguenza di ciò l’Europa fu sommersa da un’ondata di dichiarazioni di guerra reciproche. Sul fronte italiano regnava ancora una quiete turbata, da una palpabile tensione.

Il 2 agosto 1914, giusto in forza dell’art.7 del Patto della Triplice Alleanza, l’Italia, dichiarò la sua neutralità. A tal proposito il generale Conrad Von Hotzendorf, capo di stato maggiore dell’esercito austro-ungarico, si espresse in questi termini: “Ritengo urgente prendere dei provvedimenti contro l’Italia, anche a rischio che l’Italia approfitti ipocritamente di tale nostro atteggiamento per giustificare una condotta ostile (…) Inoltre, è proprio nello spirito e nella mentalità italiana, ora che l’Austria-Ungheria è seriamente minacciata a nord-est e sui Balcani, di assalire alle spalle senza scrupoli l’alleato astutamente ingannato.”

Nonostante i tentativi diplomatici caldeggiati anche dall’Impero Germanico per mantenere neutrale l’Italia, il 23 maggio 1915, l’Italia dichiarò guerra al suo ex alleato; in Trentino ci fu profonda indignazione per tale atto. L’Austria-Ungheria già impegnata nei violenti combattimenti in Serbia e sul fronte Russo non aveva sufficienti truppe per sostenere una valida difesa su questo terzo fronte. Così le forze che poté impegnarvi furono solo alcune Compagnie di Standschützen, alcuni posti di osservazione occupati da gendarmeria e Guardia di Finanza; alcuni reparti di truppe di leva e pochissima fanteria attiva. Mediamente ad ogni chilometro di fronte c’erano solo 110 fucili.

Così, secondo un piano prestabilito da molto tempo, abbandonò alcuni territori del Trentino, tra cui la zona di Primiero a sud di Passo Rolle riducendo di circa 100 Km la linea di confine da difendere che andava da Passo dello Stelvio, al Monte Antola nelle Alpi Carniche che era lunga più di 450 Km.

A distanza di poche settimane, si discutono già nuove idee e proposte per l’edizione 2015, nella quale troveranno spazio alcune interessantissime novità. Essere riusciti ad organizzare un evento come questo è motivo di grande soddisfazione per noi organizzatori, e vedere come anno dopo anno l’interesse e la partecipazione a manifestazioni di questo tipo sia crescente è senza dubbio un indice che ci fa capire che si sta percorrendo la strada giusta. Promuovere San Martino di Castrozza come località di punta per il Freeride nelle Dolomiti è quindi non solo una strada estremamente interessante per il rilancio della località, ma una vera e propria evoluzione dell’offerta turistica che merita di essere appoggiata e condivisa da tutta la comunità.

Il 27 maggio 1915 per rinforzare le truppe del IV Settore, che andava dal Monte Croce ad ovest del Passo Manghen fino al Passo Pordoi, arrivò il seguente ordine austriaco:

“Per difendere efficacemente la Val di Fassa contro un’irruzione delle forze italiane da est, si deve dare la precedenza alla linea difensiva collegata al Colbricon, cioè al fronte Passo Rolle – confine di stato-Monte Pradazzo – San Pellegrino. Tale linea sarà immediatamente dotata di ogni mezzo e dovrà esser difesa col massimo accanimento.”

Un’evento quindi molto ben riuscito che ha fatto parlare molto di sè nei mesi successivi, tanto da vedere l’entrata in vista dell’edizione 2014 di nuovi partners di calibro internazionale, su tutti Arc’teryx (Main Sponsor dell’edizione 2014), Forst e Red Bull. La seconda edizione del King of Dolomites, svoltasi dal 20 al 23 febbraio 2014, ha quindi confermato i numeri della prima edizione aggiungendo una serie di nuove interessanti iniziative, tra cui vale sicuramente la pena di menzionare il Camp degli atleti Arc’teryx che ha visto la partecipazione di professionisti del mondo della neve provenienti da tutta Europa e dal Canada. Questa seconda edizione viene vinta dal fotografo Pietro Celesia per quanto riguarda la categoria PRO, e dal Team “Polverosamentealegher” per i WANNABES.

La lapide dell’Imperatore

Il duro compito di predisporre le opere di difesa della prima linea in questo settore era svolto da alcune compagnie di Standschützen. Nell’area specifica delle Buse dell’Oro erano impegnati i fedeli militari della Compagnia del Voralberg che per festeggiare, il 18 di agosto, il compleanno del loro amato Imperatore, Francesco Giuseppe, decisero di scolpire, su una lastra di porfido raccolta nella zona, una targa d’augurio per ricordarlo nell’anniversario dei sui ottantasei anni. Mentre erano ancora impegnati nella sistemazione del monumento, si scatenò la poderosa offensiva italiana del luglio 1916. L’avanzata dei militari italiani con la Brigata Calabria spinse la prima linea fino al sito della lapide e gli Standschützen vennero sostituiti da truppe scelte. I violenti combattimenti fecero dimenticare la cerimonia e la lastra augurale venne impiegata come materiale di costruzione nelle improvvisate postazioni difensive. Per i successivi quindici mesi la postazione della lapide sarà occupata da una sezione mitraglieri che incisero accanto all’Inno Imperiale il numero del loro reparto. Poi la tranquillità tornò sulle Buse dell’Oro e per decenni solo i pastori e i recuperanti di ferro frequentarono le quote contese. Negli anni ’30-’40 uno di questi, forse, aggiunse le proprie iniziali sul monumento.

Ottant’anni più tardi la lapide, giace ancora abbandonata e seminascosta dalla vegetazione, muta ed eloquente testimone dello spirito patriottico e dell’attaccamento all’Imperatore che animava quei giovani soldati difensori della Patria.

La lapide ricavata da una pesante pietra di porfido delle dimensioni di circa 120 x 80 x 25 cm giace a quota 2060 m. al limite del bosco lungo la prima linea austroungarica nel settore delle Buse dell’Oro.

Esaminando la lapide si nota una serie di incisioni, al centro della parte superiore, una data (18.aug 1916), seguita dal monogramma dell’Imperatore Francesco Giuseppe (FJI: Franz Joseph Imperator).

Il testo che segue è formato da sei righe in stampatello minuscolo incise con evidente cura e tracciate in linee simmetriche rispetto all’asse verticale della lapide. Le incisioni non sono profonde e la posizione orizzontale della pietra ha favorito la corrosione da parte dell’acqua stagnante e la formazione di licheni che ne hanno colonizzato la superficie nascondendo parzialmente le scritte.

Da un’attenta analisi dello storico, Prof. Guido Alliney, e nonostante alcune brevi lacune, il testo è del tutto comprensibile.

La grafia dell’ultima iscrizione, in alto sulla sinistra della lapide, formata dalle lettere maiuscole corsive “F Z” sono probabilmente le iniziali dell’incisore e ricordano gli esercizi di calligrafia praticati nelle scuole del Regno d’Italia nei decenni successivi alla guerra. Possono quindi essere opera di un pastore come testimoniato dalla presenza di altre scritte similari in quest’area.

Le prime due righe indicano “18 agosto 1916 – Francesco Giuseppe Imperatore”, la data del compleanno dell’Imperatore.

18.aug 19 FJI 16

Le successive quattro righe dell’iscrizione principale sono una citazione dell’Inno Imperiale austriaco, che integrando parzialmente il testo, in parte rovinato, si può giungere a questa trascrizione: Lasst, wenn’s gilt Mit frohem Hoff (en) Mutvoll in den K (ampf)  Uns ghen!

La traduzione di questi due versi dell’Inno Imperiale nella versione ufficiale in lingua italiana suonano così: “E coriam con lieta speme/ La battaglia a sostener!”

Le due righe finali : Die Heimat bat In Frieden gehn sembrano incomplete, ma l’asimmetria trova spiegazione in un difetto della lastra. Esse sono un’incitazione alla Pace: “La Patria ha chiesto di andare verso la Pace”. L’iscrizione posta nella parte alta della lapide: M.G.A. 4/8(4) che tradotta in modo estensivo sta ad indicare M(aschine) G(ewher) A(bteilung) 4/8(4) ovvero reparto mitragliatrici del battaglione dell’84° reggimento fanteria. I mitraglieri utilizzarono questa pietra per costruire la loro postazione e lasciandovi la loro firma ben prima del 18 agosto 1916.

azione dell’Inno Imperiale austriaco, che integrando parzialmente il testo, in parte rovinato, si può giungere a questa trascrizione: Lasst, wenn’s gilt Mit frohem Hoff (en) Mutvoll in den K (ampf)

Conclusione Pur essendo trascorsi cent’anni, da quando si svolsero i fatti sopra descritti, questa lapide è ancora una forte e concreta testimonianza di quanto fosse forte e

radicato nei cuori di questi soldati, gli Standschützen, l’amor patrio e l’attaccamento al loro Imperatore e alla loro Patria tanto da desiderare onorarlo, con questo semplice manufatto, nella ricorrenza del suo ottantaseiesimo compleanno, con gli scarsi mezzi di cui disponevano e nonostante fossero impegnati in una guerra.

A noi tutti e alle generazioni future non dovrebbe essere mai dimenticato che durante il primo conflitto mondiale il loro fu un sacrificio unico nella storia, l’ultima goccia di sangue Tirolese donata per la difesa della Patria. Un ricordo di cui essere giustamente orgogliosi, un caso socio politico unico, in un panorama di popoli, che nel primo conflitto mondiale vennero sacrificati

contro la loro volontà, per decisioni di sovrani e politici, che a loro non appartenevano.

Gli Standschützen non partirono contenti di andare in guerra ma accettarono e si sacrificarono con età e forze inadeguate al combattimento e alla crudele necessità di difendere senza mezzi termini ciò che era difendibile e ottennero il loro scopo di non lasciare entrare nessuno in Sud Tirolo fino alla fine del conflitto. Tutto questo non può e non deve essere dimenticato.

Si ringrazia il Prof. Guido Alliney per le comunicazioni personali e la consultazione delle sue ricerche e gli approfondimenti sull’argomento; Maurizio Dellantonio per l’utilizzo di alcune sue fotografie e informazioni dirette.

Aquile Magazine