Testo: Manuela Crepaz | Foto: Archivio Renzo Corona - Guida Alpina
Renzo Corona e il Cimon della Pala hanno tanto in comune. Entrambi alti, imponenti e con le spalle larghe, come sa essere il Cimon da San Martino, eccoli lì, agili e scattanti visti da Rolle. Sì, perché Renzo è uno dei pochi – l’unico? – ad aver ripetuto quasi tutte le vie del “Cervino delle Dolomiti”, come lo avevano battezzato i primi alpinisti inglesi alla ricerca di forti emozioni alpinistiche in una natura vergine ed incontaminata in pieno Romanticismo, affascinati dalla sua forma artisticamente svettante.
“El Zimon è talmente massiccio e ampio, che c’è di tutto: placche, fessure, pilastri, camini, roccia compatta, friabile…, il Cimone è un mondo”. È anche un libro aperto, senza più segreti, che conserva tutto il proprio fascino: “Anche
quest’estate
sono salito lungo la via Fiamme Gialle e il Pilastro Girasole”.
Ed eccoci qua, a ripercorrere le salite al Cimone. La prima è stata la Leuchs con Paolo Loss, el Caifa, a diciassette anni. “Mi ricordo che el Caifa diceva: ‘Maledetta nebbia’, ed infatti non ci si vedeva. Così non abbiamo raggiunto la meta”. Un anno dopo, è alle prese con la Andrich assieme a Tullio Simoni, Giuliano Zugliani e Gabriele Zugliani.
“Avevamo dormito in tenda sotto la ferrata. Poi al mattino, fati fora i tiri duri, Tullio si è fatto male, scivolando e rimanendo appeso per un piede. È stata la prima esperienza di soccorso in montagna”. Tullio infatti si era fratturato la caviglia: lo tirano su, mentre Giuliano scende a chiamare i soccorsi che arrivano a tarda notte. “Solo al mattino, all’arrivo dell’elicottero, assieme a Giampaolo Zortea lo abbiamo portato a valle”. Tutto bene quel che finisce bene!
Secondo Renzo, la più bella via del Cimone, assieme al Pilastro Girasole, è la via Fiamme Gialle, che lui ha scalato per terza: “È una via bella, arrampicabile, un 7a in libera, è una roccia spettacolare, la fine del mondo. Ci sono di quei tiri… L’ho ripetuta più volte”. E racconta: “Anche la scorsa estate ero con Luca Boninsegna all’attacco dove ho incontrato due giovani alpinisti svizzeri. Ho chiesto che intenzioni avessero, e loro mi hanno risposto che partivano per la via Andrich. Così mi sono permesso di suggerirgli che la via Andrich non è la via più bella. Sono venuti con noi ed erano felicissimi!”
La sua quarta ascensione sul Cimone risale all’11 ottobre del 1986. Apre una via nuova, il Pilastro Girasole con Giacomo Corona, el Sepp, un sesto grado, bella e arrampicabile. “Con Sepp ho scalato molto e siamo stati veloci a tracciarla. Ad un certo punto sentiamo urlare, era Diego Dalla Rosa che faceva il primo volo con il parapendio dal Cimon”. La stessa via è stata poi ripetuta in prima invernale da Michele Cestari e Dario Sebastiani.
La quinta volta sul Cimon ha visto protagonista l’Innominata, lo spigolo a destra della Leuchs. “Sepp e io volevamo aprire una via nuova a destra del pilastro della via Andrich. A destra abbiamo trovato una placca liscia, con dei chiodi inconfondibili… del Sam. Erano già passati Samuele Scalet, Francesco Faoro (Franz), Giampietro Scalet e Giampaolo Zortea”.
Il Cimon della Pala forse fa soggezione ai più: meno accessibile di altre pareti, è soggetta a nebbie e intemperie, commenta Narci Simion, con me quella sera a fare due chiacchiere col grande alpinista medanesc che di sé dice poco o niente. Allora, lasciamolo fare a chi con lui arrampica spesso, Ivo Ferrari: “Ho un Amico speciale. Non ci leghiamo insieme spesso, ma quando capita, non servono ‘fronzoli’ o parole inutili, lui è forte e modesto, capace su ogni terreno e sicuro dappertutto.
Ogni estate mi capita di incontrarlo, una, due vie e poi ‘ci si vede’. Lo chiamo simpaticamente ‘il Sindaco’ perché conosce come pochi le sue amate Pale di San Martino. Vederlo arrampicare è ‘fortuna’: quando il grado aumenta, non si nasconde, usa semplicemente l’esperienza, che non vuole dire fare tutto e sempre in libera, a volte una staffa, un dadino incastrato tra le pieghe nascoste della roccia, sono l’esperienza! Rido pensando a quando tocca a me recuperarlo, ogni volta è un ‘rimprovero’, lui è Guida Alpina ed io ho imparato tardi ad allacciare le stringhe delle scarpe …”
La sesta via è stata la Reali con Donato Zagonel: “Da anni si andava assieme a ripetere tutte le vie. La Reali ha tre ripetizioni, Manolo e Pol (Paolo Loss) sono stati i primi in dodici ore. Reali era un artista, usava pochi chiodi e li piantava distanti, solo nei passaggi difficili, non usava chiodi a pressione. Donato e io abbiamo fatto la seconda ripetizione. Le prime tre lunghezze sono friabili e molto difficili, poi la via prosegue per placche verticali e strapiombanti, insomma non è una passeggiata, tanto che il compagno di Reali, Vinco, non ha più arrampicato da allora.
Anche noi abbiamo impiegato dodici
ore e come Vinco abbiamo detto: mai più su questa via!” I ricordi sulla Reali continuano: “In autunno mi chiama l’amico Fronza che mi chiede: ‘Andiamo a fare la Reali?’ e io veloce rispondo: ‘No, Mauro’. Lui insiste: ‘Vengo con Franco Corn’. Visto l’ostinazione, prometto: ‘Ok, io faccio i primi tre tiri marzi (friabili, ndr) e voi proseguite. La scalata non è cominciata con i migliori auspici. Arrivati alla base, un sacco a pelo cade nel vuoto: ‘Ecco, senza un sacco a pelo per bivaccare’. Anche un martello rotola: ‘Ecco, basta allora chiodi per il primo!’”. Comunque, tutto andò per il meglio e fu la prima invernale. Era il 1992.
“Poi mi ricordo una via col Marici (Maurizio Zagonel). Abbiamo fatto i primi due tiri, il secondo è un 6C, poi era troppo freddo e abbiamo desistito. Nel 1992 è morto e solo anni dopo ci ho riprovato con Paolo Zecchini finché con Flavio Bettega siamo arrivati fino al Pilastro, dalla base della Leuchs. Il Cimon della Pala è una parete di non più di cinquecento metri, ma che pareton! Quando sono sul Cimone, mi sembra di essere a casa. Mi piace perché sembra una cima vicina e invece, giunto al bivacco, non sei ancora arrivato. Mi piacciono le vie con una certa omogeneità, non quelle che passano da un 4° ad un 8°, e il Cimone è un paradiso. Assieme alla Pala di San Martino, è la montagna che mi piace di più. Pochi affrontano il Cimon e la Pala, peccato!”.
Le vie alpinistiche sulla parete
sud-ovest del Cimon della Pala
a cura di Renzo Corona – Guida Alpina
foto di Tommaso Forin
- 1 – via Zecchini G.-Melzi
(spigolo nord-ovest, 1893) - 2 – Reali-Vinco
(via dei finanzieri, 1968) - 2ª – Zeni-Rizzi-Gross
(diretta del Becco del Cimone, 1957) - 3 – Zagonel-Platter-Busin
- (via direttissima Fiamme Gialle, 1963)
- 4 – Zanolla M.-Zagonel A Zagonel M.-Sorato (el marubio, 1995)
- 5 – via Leuchs (in solitaria, 1905)
- 6 – Andrich–Bianchet–Varale
(via dei bellunesi, 1934) - 7 – Corona R.-Corona G. (via innominata, 1991)
- 8 – Corona R e compagni (via Marici)
- 9 – via Bertl–Kleisl (1935)
- 10 – via Franceschini-Rinaldi (1950)
- 11 – Corona R.-Corona G. (via pilastro girasole, 1986)
- 12 – Scalet S.-Scalet G.-Zortea G.-Faoro (uscita diretta, 1976)
- 13 via Levis W-Pasquali S.-Pasquali C. (1977)
- 14 via Dimai-Treptow (1883)
SALITE INVERNALI SULCIMONE |
||||
1932 |
28 gennaio |
CARLO ZAGONEL |
In solitaria |
|
1956 |
16 dicembre |
SPIGOLO NO |
CESARE MAESTRI |
In solitaria |
1961 |
4/5 marzo |
VIA ANDRICH |
SAMUELE SCALET GIORGIO FRANZINA |
|
1962 |
7/8 marzo |
SPIGOLO NO |
PIERO DE LAZZER QUINTO SCALET EMILIO MARMOLADA |
|
1966 |
31 gennaio 1 febbraio |
VIA LEUCHS |
PIERO DE LAZZER QUINTO SCALET GIULIO FAORO RENZO DE BERTOLIS |
|
1970 |
1/2 febbraio centenario |
VIA WHITWELL |
PIERO DE LAZZER CLAUDIO LONGO GIANPAOLO DE PAOLI RENZO DE BERTOLIS EMILIO MARMOLADA ALESSANDRO PARTEL |
|
1972 |
1/2 febbraio |
VIA DIMAI |
PIERO DE LAZZER RENZO DE BERTOLIS |
|
1978 |
inverno |
VIA BERTL-KLEISL |
ROBERTO DE BORTOLI DIEGO DALLA ROSA |
Non completata |
1982 |
20/21 gennaio |
DIRETTISSIMA FIAMME GIALLE |
GIACOMO CORONA FRANCO DE NARDIN LUIGI DE NARDIN WALTER LEVIS RUGGERO DANIELE |
|
1989 |
8 gennaio |
VIA FRANCESCHINI RINALDI |
RENZO CORONA DONATO ZAGONEL |
|
1992 |
5 gennaio |
PILASTRO GIRASOLE |
DARIO SEBASTIANI MICHELE CESTARI |
|
1992 |
19 gennaio |
reali-vinco |
renzo corona FRANCO CORN MAURO FRONZA |