Testo: Manuela Crepaz | Foto: Pierluigi Orler
Giampaolo è cuoco, guida alpina e maestro di sci. La cucina è il suo piatto forte, la passione per la montagna è il suo dessert.
Cinquant’anni sono passati da quando la guida alpina Giampaolo Depaoli ha inaugurato con la famiglia la “Baita La Ritonda” in Val Canali, che prende il nome dalla sporgenza semicircolare che nei masi ospitava el arin, il focolare, spazio intimo di ritrovo e calore domestico.
Un’istituzione fin dai suoi esordi, grazie a Giampaolo, artefice della sua storia.
“Pian!”, esordisce il nostro protagonista. “I tre cantoni dela Ritonda la li cen su la Daria, sol uno el cene su mi”.
Daria, com’ è noto, è sua moglie, assieme a lui da quarantacinque anni. Una coppia splendida, sempre sorridenti anche quando si punzecchiano raccontando com’è la loro vita sotto le guglie della Val Canali: “Ghe n’avon pasade talmente tante…”
Giampaolo, spronato dalla mamma, segue il primo corso di cucina nel 1959 alla scuola alberghiera di Riva del Garda. Dopo un paio di anni di esperienza in Svizzera, rientra a casa e trova lavoro all’Hotel San Martino di Rolando Toffol. Nel frattempo, si diploma cuoco a Forte dei Marmi assieme all’amico Piero Toffol, proprietario dell’Hotel Dolomiti di Fiera.
Lì, dallo chef Gino Ricci, impara una lezione di cui farà tesoro: “Non è importante quanto tu sia bravo, ma quanto tu sia all’altezza di avere dei bravi collaboratori”. E Giampaolo ripete sempre che le sue sorelle prima, sua moglie e i suoi collaboratori poi, sono stati la sua forza.
Per due anni, nel ’63 e ’64, gestisce il Rifugio Galassi sull’Antelao, assieme alle sorelle, una zia e un nipote. L’occasione capita all’improvviso. La notizia che si cercava un gestore giunge al fratello Camillo che ne fa partecipe Giampaolo perché, concentrato com’è in cucina, teme che perda la sua passione per l’arrampicata.
Nel frattempo, prende forma l’idea di costruire La Ritonda, affidandone il progetto a Rolando Toffol, che, come ci ha raccontato l’architetto Nicola Chiavarelli, già nostra firma sulle Aquile, non era né geometra né architetto, ma ha lasciato a Primiero oltre una trentina di manufatti, disegnati dalla sua fantastica mano libera: case, condomini, caminetti, alberghi, rifugi, scuole, monumenti e anche il cinema Bucaneve, crollato sotto il peso della neve qualche anno fa. La maggior parte del suo genio creativo – indiscutibile e modernista – ha contribuito a tracciare la San Martino del periodo d’oro e molti suoi progetti sono diventati cartoline degli anni ‘50 e ‘60. Pochi lo sanno, perché Rolando Toffol non ha mai potuto firmare i propri progetti, prestati al timbro di altri.
I lavori di costruzione della Ritonda cominciano nel 1964 e l’albergo bar ristorante è inaugurato il 1° luglio 1965. Ci lavora Giampaolo con le due sorelle. Nel 1967 inaugura il Rifugio Punta Ces, che gestirà per due stagioni invernali. “Le perline le e ancora quele che ho mes su mi”.
Nel 1969 gli capita l’occasione di acquistare l’albergo Letizia di San Martino, ma, essendo La Ritonda un’impresa familiare, Giampaolo in tasca non ha una lira: “Rivee lustro a fin staion”. Pertanto, chiede ai fratelli la propria parte per lasciare il ristorante e dedicarsi alla nuova attività di albergatore.
Ma si propone diversamente: “Cavon le brusche”, facciamo a sorte. Ecco che la mamma prende dei pezzetti di legno, ci scrive i nomi dei fratelli e si decide che il primo nome “cavà” si terrà La Ritonda e compenserà economicamente gli altri. Sarà estratto Giampaolo: il destino era segnato.
L’anno dopo, in aprile, sposa Daria, che si occuperà a tempo pieno della conduzione dell’esercizio. Avranno tre figli, Marzia, Karin, che oggi è la responsabile della gestione amministrativa, e Davide, di prezioso supporto quando non fa la guida alpina. Nel frattempo, Giampaolo fa il cuoco e sforna idee. La Ritonda diventa il suo quartier generale, dove nascono tutti gli importanti eventi che crea per animare la Val Canali.
“La mia sarà anche presunzione, ma indipendentemente dal mio valore, mi sono sempre ritenuto come un architetto che progetta, per questo ho ideato varie manifestazioni”. Le ha in mente tutte, sono molteplici, hanno avuto un ottimo successo, dando visibilità non solo alla Val Canali, ma a tutto l’ambito di Primiero-San Martino di Castrozza.
Uno fra tutti, il tradizionale raduno scialpinistico Memorial Camillo Depaoli, giunto quest’anno alla 27° edizione: l’attraversata dell’altipiano della Rosetta da San Martino alla Val Canali sci ai piedi, dopo la risalita con gli impianti Colverde Rosetta. La sicurezza è garantita dalle Guide Alpine “Aquile” di San Martino e Primiero, disposte lungo tutto il percorso, dall’arrivo della funivia Rosetta al ghiacciaio della Fradusta e poi giù verso il passo Canali fino al rifugio Treviso e alla Ritonda, dove si trascorre un pomeriggio conviviale.
Giampaolo è sempre riconoscente per il forte appoggio delle Guide e degli amici del fratello che il 9 febbraio 1986, mentre posizionava delle reti di protezione lungo la parete rocciosa della strada della Cortella, cadde rovinosamente perdendo la vita.
“Nonostante le idee a volte divergenti, ho sempre avuto la fortuna di avere tanti validi collaboratori”, come per la gara biennale di skiroll con la prova di gigante e speciale dalle Fosne ai Piereni; la Cronoscalata Lanterna Verde-La Ritonda, “i duri i era quei de Medan, come el Gianino Pistoia”, ma anche l’importante ed unica tappa del Giro del Trentino, grazie ai suoi rapporti personali con il giornalista sportivo Giacomo Santini e l’assessore provinciale Sergio Anesi; la spettacolare tappa con le carrozze e i tanti figuranti per la rievocazione della nascita e lo sviluppo del servizio postale a Primiero, organizzata dal Comitato Storico Rievocativo; le varie edizioni del premio “Velo d’Oro”, un riconoscimento che era assegnato ogni due anni ad alpinisti e figure che, attraverso il loro esempio, le imprese e le opere, erano reputati di aver onorato Primiero. Tra loro, Renzo Debertolis, Lallo Gadenz, Riccardo Schweizer, Celina Seghi, Piera Graffer, Lino Zecchini, Gino Callin e Sergio Martini. L’unica che ha preferito rifiutare il premio è stata Silvia Metzeltin, alpinista, geologa, scrittrice svizzera e accademica del CAI. Il motivo? “Preferisco che questo importante riconoscimento porti lustro ad una persona giovane, che ne possa beneficiare. Io ne ho già tanti”. Il premio era una preziosa opera dell’artista guida alpina Narci Simion che rappresentava proprio lo Spigolo del Velo.
Giampaolo, con Luigi Stochino, porterà pure una tappa dello storico Rally Internazionale di San Martino, con la prova speciale Ritonda-Ponte Piaz Mador, ma anche la prima Rampilonga San Martino – Val Canali, gara di mountain bike.
Tanti pure i personaggi celebri che hanno sostato alla Ritonda, non solo del mondo dell’alpinismo ma anche della cultura e dello spettacolo. Giampaolo, con la sua verve e simpatia, ha pure partecipato, in coppia con la figlia Marzia, al programma Rai “La Prova del Cuoco”, condotto da Antonella Clerici. La loro bravura li ha fatto vincere varie sfide con gli gnocchi di ricotta alle noci, la tosela con polenta e porcini alla griglia, il minestrone d’orzo alla primierotta, i salmerini alpini alle erbe ed aromi di montagna, le pape, condite con ricotta affumicata e burro di malga, gli strangolapreti alla primierotta, il filetto di maiale in salsa di mele e lo smorum. È stata un’occasione notevole per promuovere il territorio, ed infatti, erano accompagnati da guide alpine, maestri di sci, gruppo folkloristico: un vero spettacolo.
Giampaolo e Poldo Lucian del vicino ristorante Cant del Gal (che sarà poi rilevato da Marzia assieme al marito Peter Nicola Cemin), hanno organizzato per anni una festa in occasione dell’avvio della stagione di attività delle Guide Alpine. Cadeva la domenica prima dell’apertura dei rifugi. Si celebrava la messa e seguivano le prove di arrampicata.
Benché il lavoro lo abbia sempre assorbito, nelle sue vene è la passione per la montagna a scorrere, condivisa con il fratello Camillo, di un anno più vecchio, essendo nato nel ’39. Camillo diventa guida nel 1962, mentre Giampaolo nel 1965 e maestro di sci, con la passione dello scialpinismo, nel 1969. Cominciano ad arrampicare da piccolini, volendo imitare i più grandi, allora el Quinto Scalet, el Micel Gadenz, el Aldo Bettega, el Lallo Gadenz, che gli insegnano a far i gropi e piantar i ciodi. Un masso nei pressi del Maso dei Foschi è prima palestra di roccia. Mucche, pecore e capre fanno da ignari spettatori, incuranti del fatto che i due diventeranno provetti rocciatori e tanto si prodigheranno nel soccorso in montagna.
Il Cimerlo è stata l’iniziazione con la montagna verso i dodici anni: descolzi come i ladri, sono saliti agilmente, percorrendo la fessura di sinistra. La paura è arrivata nella discesa per Giampaolo, ma Camillo gli faceva coraggio a modo suo: “Ti se ‘ndat su, ti vegni anca do”. Lapalissiano. La prima impresa alpinistica che li ha portati alla ribalta, è stata la salita allo Spigolo del Velo in una bella giornata di settembre, co na corda de imprest del Micel Zagonel. Subito un record: la cordata più giovane a raggiungere la Cima della Madonna. Giampaolo aveva allora 16 anni, Camillo 17, trentatré anni in due!
Un aneddoto: nel ’57 Giampaolo e Toni Marchesini salgono lo spigolo della Pala del Rifugio e si imbattono in un chiodo infisso nella roccia da Ettore Castiglioni: “Ci sembrava di aver scoperto l’America!”, ricorda ancora con un sussulto di emozione Giampaolo. Subito, i due sono corsi all’Aquila Nera, il ritrovo delle guide e degli alpinisti a Fiera, ma, anziché esaltati, sono redarguiti dai presenti: “Dovede asarlo dove che’l era!”
E ancora: una domenica dell’estate del ’60, di ritorno dagli studi a Forte dei Marmi, Giampaolo viene a sapere che Rinaldo Zagonel e el Gabro, Gabriele Bernardin, avevano deciso di affrontare la Solleder al Sass Maor e intravvede una buona occasione per proporgli: “Mi ve porte la bira”. Arriva all’attacco con tre birre medie, una se la beve subito, due le lascia per il ritorno e parte per la Cima, ma non è molto allenato. Nel ritorno, infatti, le gambe non lo sorreggono e “i a dovest portarme in do ligà”. È strano: Giampaolo, a detta di tutti, è stato un forte scalatore, ma lui si schermisce e non sembra voler riconoscere i propri meriti, cosa che fa invece quando si entusiasma su tutti gli eventi che ha ideato per la Val Canali e che ha ancora in mente di portare avanti.
Come quando racconta di quella volta, il 5 settembre del 1974, che con Camillo e el Ghigno (Renzo Timillero), traccerà la Via delle Guide, sulla Nord dell’Ortiga: un sesto grado, con un dislivello di 300 metri, due ore di avvicinamento, sei ore di salita, una di discesa. L’idea era venuta ai due fratelli, che l’avevano già individuata e l’avevano giudicata una bellissima arrampicata, sostenuta, su roccia ottimale. “Ghe ho dit che averie dovest prima rampegar en cic par alenarme”, racconta Giampaolo, “ma ale zinque vien el Camillo a me tor e son ndati su. A far el strapiombo, avee le man che non me cenea pì, ghe n’era na clessidra, ho mes do cordini intorno, me ho sentà do e ghe ho dit a quei altri doi: “No ho pì voia, tiréme su’”. Solo cinque parole di risposta da Camillo: “No sta far el mona”. Chiarissimo.
Certo, chi faceva la guida di professione era sempre allenato e riempiva il proprio libretto di elogi da parte dei clienti, ciò nonostante Giampaolo annovera varie imprese firmate con Michele Gadenz e Tullio Bonat in Val Canali; una via nuova sulla Cresta degli Invalidi con Claudio Longo e Renzo Debertolis, dedicata al capitano Silvano Fincato; la via sul Campanile Gilli ancora col Trapano e Claudio Longo, dedicata a Carlo Zagonel (V e VI, 27.6.64 ore 6, come riporta Renzo); la prima invernale sulla nord del Cimone l’1 e 2 febbraio 1970 in occasione del centenario, con Renzo, Claudio, Piero Delazzer, Emilio Marmolada e Alessandro Partel. I primi a salirvi furono Edward Whitwell, Santo Siorpaes e Christian Lauener, ma in estate. L’idea di una ripetizione invernale era stata lanciata da Alfredo Paluselli; la spedizione è durata 28 ore e trenta, in condizioni estreme, tanto che Claudio Longo si congelerà il piede destro perdendo l’alluce.
Nel luglio 1972 finirà su tutti i quotidiani genovesi per una esibizione alpina nella città marinara per eccellenza: la discesa in corda doppia dalla terrazza Martini, in cima al grattacielo di Piazza Dante, con Camillo, Renzo, Tullio Bonat, Bepi Della Giacoma, Edoardo e Rinaldo Zagonel. “Non è mai stato fatto qualcosa del genere in Europa”, ebbe a dire uno degli organizzatori. “Sono tutti sesto gradisti esperti che hanno all’attivo innumerevoli imprese in alta montagna, compreso qualche salvataggio”, il commento di un giornalista per sottolineare la bravura acrobatica e l’arditezza delle Aquile.
Giampaolo partecipò anche alla prima spedizione italiana, coordinata dall’amico Renzo, che conquistò la vetta del Dhaulagiri I il 4 maggio 1976 assieme al fratello Camillo, Gian Paolo Zortea, Silvio Simoni, Luciano Gadenz, Gian Pietro Scalet, Edoardo Edo Zagonel, Francesco Santon, Sergio Martini, Luigino Henry e il medico Achille Poluzzi. Fu la terza spedizione italiana a conquistare un 8ooo.
I trekking extraeuropei che organizza saranno numerosi, basti ricordare i sette sulle Ande, di cui uno memorabile nell’86 – vale la pena di farselo raccontare -, quello sponsorizzato dalla Regione Veneto per scalare l’inviolato Cerro Venezia e filmare il luogo del disastro aereo sulla Cordigliera delle Ande. Giampaolo è la prima guida alpina incaricata di seguire lì una spedizione. Organizzata da Francesco Santon, con Nico Paladini, doveva accompagnare un gruppo di familiari e superstiti, capitanato da Fernando Parrado, uno dei sopravvissuti, assieme al giornalista della Rai di Venezia Ferruccio Gard e il cineoperatore della Rai di Trento Giorgio Salomon, incaricati di farne un servizio.
È uno spasso stare ad ascoltare Giampaolo: “Sempre cuor contento, un viso mobilissimo, due occhi ammiccanti”, così è descritto nel libro Oltre il sentiero, storico documento dedicato alle Aquile, scritto da Elio Conighi, Antonio Vischi e Gino Callin nel 1973.
Con Renzo Corona, ci siamo divertiti a sentire le sue storie avvincenti, come solo lui le sa raccontare, davanti ad una birra fresca e croste di polenta (vere, tirade fora del candrol, non le Rodeo). Prima di lasciarci, Renzo gli chiede quali siano i ricordi più belli. E Giampaolo cita la prima arrampicata, quando con Quinto Scalet scala la Torre Nadia. “’Atu piacere de far el capocordata?’, mi ha chiesto, e gli ultimi tiri di corda li ha fatti fare a me.” Ma anche la sua seconda scalata, con Aldo Bettega: l’attraversata dei Pizzetti dell’Agner. “Bei tempi, si era creato un affiatato gruppo di forti rocciatori, con a capo el Micel Gadenz Masnonet: Camillo, Renzo, Aldo, Claudio, Lallo Gadenz, Rinaldo Zagonel, Samuele Scalet Pape”.
Quando Renzo gli ha chiesto se avesse mai scalato co le scarpe de gat, Giampaolo ha risposto di non averle neppure mai viste, ma ha concluso con una storiella, ridendo di gusto, ripensando alle tante avventure passate col Camillo, benché si leggesse una punta di tristezza per averlo perso: “Abbiamo comperato un paio di scarpe La Sportiva ciascuno, dal Tisot a San Martino. Camillo ha preso mezzo numero in meno. Siamo andati a fare il Pilastro della Pala con due clienti, e salendo lungo il diedro, dico a Camillo: ‘Zio bono, no vede l’ora de rivar su la zima che me fa mal na scarpa’. ‘Pensa che a mi m’en sgorla una’”.
Il tempo è passato veloce, dobbiamo andare, non senza un’ultima considerazione: “Ho rubato il tempo all’attività principale per arrampicare e organizzare eventi, perché ho sempre creduto nel turismo e nello sviluppo che può portare”. E La Ritonda è l’esempio perfetto e concreto della sua filosofia. Quela volta de le brusche, la e ‘ndata ben.
CIMA CANALI
Le principali viedi salita alla Parete ovest
a cura di Narci Simion – Guida Alpina
8a Charles Comyns Tucker con Michele Bettega guida Via normale 30 agosto 1879
8b Guido Pagani con Enrico Kinspergher 1 settembre 1974
8c Sergio Martini, M. Perottoni, R. Gatti, M. Tranquillini Via Armando Cubeddu 27-28 agosto 1972
8d Renato Casarotto con Giacomo Albiero 26-27 agosto 1972
8e Arturo Brunet con Aldo Pellican 16 luglio 1953
8f Raymond Despiau con Jean-Pierre Barokas Via del Salame 9-11 agosto 1973
8g Giuseppe Mazzotti con Arturo Cappelletti 21-22 luglio 1935
8h Maurizio Zanolla (Manolo) con Narci Simion e Paolo Loss Via Trifoglio Appassito) 29 luglio 1981
8i Giorgio Franzina con Vittorio Novello Via Franzina 17 agosto 1962
8j Diego Dalla Rosa con Marco Simoni Via Heidi 3 settembre 1978
8k Hermann Buhl con Hermann Herweg Fessura Buhl 9 settembre 1950
8l Maurizio Zanolla (Manolo) con Mariano Lott Via Strani Incontri 3 settembre 1983
8m Felix Simon con Fritz Wiessner Via Simon Wiessner 28 luglio 1927
8n Maurizio Zanolla (Manolo) con Piero Valmassoi Via Crisalide Estate 1980
8o Diego Campi con Piero Fiocca 20 settembre 1980
8p Josè M. Anglada con Franco Guillamon Via degli Spagnoli 29-30 luglio 1957
8q Arturo Brunet con Aldo Pellican 15 luglio 1953
8r Wilfred Brodie con Giuseppe Zecchini guida Traversata della Canali 13 luglio 1894
10a Maurizio Zanolla (Manolo) solo Via Cancro Estate 1980
10b Maurizio Zanolla (Manolo) con Jean Paul Coullet (Pepsy) Via Frittata Infernale Estate 1980
11b Giorgio Franzina con Adriana Valdo Via Franzina 3 agosto 1973
11c Aldo Leviti con Ezio Franco Somadossi 9-10 luglio 1972
11d Gino Soldà con M. Martin, Y. Syda e J. Syda Via Soldà 30 settembre 1951
12d Maurizio Zanolla (Manolo) solo Via Manolo Estate 1980
12f Toni Marchesini solo Via Fausto Susatti 19 agosto 1960
12g Antonio Gianese con Augusto Bisello 13 luglio 1947